Filosofia nell'antico Egitto

Statua di Amenhotep, figlio di Hapu, scrivente. Ritenuto uno dei più grandi sapienti della sua epoca, fu divinizzato dopo la morte. Museo di Luxor.

«Pitagora specialmente, come sembra, fu preso da meraviglia e, in tale ammirazione per quei sacerdoti [egizi], copiò il loro simbolismo e il loro insegnamento occulto, mescolando le sue dottrine con enigmi.»

Si sono conservate esigue testimonianze della filosofia nell'antico Egitto, ma esiste un dibattito circa le similitudini tra le informazioni disponibili e alcuni loro parallelismi con l'antica filosofia greca.

Nonostante il parere contrario di alcuni studiosi[2], la posizione di maggior parte del mondo accademico è che non siano rintracciabili influenze tra la filosofia egizia e quella greca, né tantomeno indizi di un suo ascendente sullo sviluppo della filosofia occidentale od orientale[3], anche se il noto egittologo statunitense James Henry Breasted ebbe modo di scrivere:

«La tradizione greca circa l'origine egizia della propria filosofia contiene indubbiamente più [elementi di] verità di quanto si sia ammesso in anni recenti.»

  1. ^ Plutarco, Diatriba isiaca e Dialoghi delfici, cur.Vincenzo Cilento, Sansoni, Firenze 1962. p. 23.
  2. ^ Bernal, Martin (1987). Black Athena: Afroasiatic Roots of Classical Civilization, Volume I: The Fabrication of Ancient Greece, 1785-1985. Rutgers University Press. ISBN 978-0-8135-1277-8.
  3. ^ Bleiberg, Edward (2005). "Ancient Egypt 2675-332 B.C.E.: Philosophy". In Bleiberg, Edward; et al. Arts and Humanities Through the Eras. Vol. 1: Ancient Egypt 2675-332 B.C.E. Detroit: Gale. pp. 182–197.
  4. ^ Breasted, J.H. : Development of Religion and Thought in Ancient Egypt, Pennsylvania University Press - Pennsylvania, 1972.

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